On Sustainability Wings
At first I didn't quite understand the last word. It was a courier delivering a purchase I had made a few days ago. It must have been the distance, the mask and the non-Italian accent that made me hesitate to answer, my eyes widening in surprise until he pointed to the red winged lion on the grey sweatshirt.
And finally, with a hint of pride, I reply with a smile of my own: "Yes, yes, thank you, have a nice day!"
I climb the stairs and remember his admiring look, happy to be part of a great company, and I look at the light sweatshirt, perfect for these spring days, that I received when I participated in hack4c.r.e.a., just a few months before the pandemic, when you could still take a picture of everyone together, cheerful and carefree.
For me, wearing the winged lion and wearing corporate values are two sides of the same coin.
In the box of memories, I search for a particular event: it is really difficult to choose a single story, a single photo, a single gadget that speaks of my work with Generali, of the thousand adventures that I have lived thanks to that dreamy and curious nature that has always led me to explore the different souls of the company.
«Where will the winged lion lead me?»
This is the question I ask myself every time I participate in a business initiative, eager to surprise myself and have a new experience.
There is one in particular that has remained in my heart and that I would like to tell you.
It was October 3, 2017, the CSR and Social Innovation Fair was being held at Bocconi University, this year's theme was "the art of sustainability," and I was lucky enough to be selected along with a handful of colleagues to attend the opening ceremony and two events presented by Generali: Valore Cultura and Ca' Corniani.
The atmosphere was warm and magical, the hall, divided into several squares, was full of people and yet there was a surreal silence of great rapture. I took my seat in the Square of the Signs, there was a huge frame on the stage, shortly afterwards Fabio Ferrone Viola would create his artwork in real time and I, along with all the other spectators of the performance, would have to think of a title to give to the work created.
"Impossible"-I repeated to myself in disbelief and amusement.
Then a sack full of empty cans landed on the stage, the artist arrived and began to paint on the canvas of recycled cans, telling us how his creations are born from the concept of recycling abandoned rubbish found all over the world, finding form through assemblage and colour, and giving voice to a sense of impatience with the progressive degradation of the environment.
In the meantime, social media was filled with hashtags with phrases, ideas and thoughts related to sustainability. The involvement was intense and total, without even realizing it, I found myself on stage: my sentence was chosen among the 10 best as the title to be given to the opera!
It was a strong and indescribable emotion, my hands were shaking, but at the same time I felt like a lioness: I held the painting I had received as a gift, proud to have touched with my own hands Generali's commitment to protecting art and culture, to supporting the social and economic growth of the communities in which it operates and to bringing art closer to an ever wider audience (in fact, there are many initiatives aimed at involving employees and policyholders).
This experience has remained in my heart and has made me more aware of the importance of our small daily gestures to save the environment and the planet. An awareness that I try to pass on to my family and that also leads me, from time to time, under the impulse of creativity, to give the objects that surround me a second chance at life.
To bring into everyday reality this new look, this different perspective that experiences like the one I have just told you about give me.
For me, this also means working with Generali.
Read the story in original language
Sulle Ali della Sostenibilità
«Lei lavora con Generali?»
All’inizio non capisco bene l’ultima parola. A rivolgermi la domanda è un corriere che mi sta recapitando un acquisto effettuato pochi giorni fa. Sarà per la distanza e la mascherina indossata e in parte per l’accento diverso dall’ italiano che esito nel rispondere, allargando gli occhi stupita fino a che il suo dito non indica il leone rosso alato che risalta sulla felpa grigia.
E finalmente rispondo, con un pizzico d’orgoglio, allargandogli a mia volta un sorriso: «Sì, sì, grazie, buona giornata!»
Risalgo le scale ripensando al suo sguardo ammirato, contenta di far parte di una Grande Compagnia e riguardo la felpa leggera, perfetta per queste giornate primaverili, ricevuta in occasione della partecipazione all’ hack4c.r.e.a, giusto qualche mese prima della pandemia, quando ancora si poteva fare una foto stando tutti vicini, allegri e spensierati.
Indossare il leone alato e vestire i valori aziendali sono per me due facce della stessa medaglia.
Cerco nella scatola dei ricordi un evento particolare: è davvero difficile scegliere una sola storia, una sola foto, un solo gadget che parli del mio lavorare con Generali, delle mille avventure vissute grazie a quell’ indole sognatrice e curiosa, che mi ha sempre condotto a esplorare le diverse anime dell’Azienda.
«Dove mi condurrà il leone alato?»
È questa la domanda che mi pongo ogni volta che partecipo a qualche iniziativa aziendale, desiderosa di stupirmi e fare un’esperienza nuova.
Ce n’è una in particolare che mi è rimasta nel cuore e che vorrei raccontarvi.
Era il 3 ottobre 2017, all’Università di Bocconi si teneva il Salone del CSR e dell’Innovazione sociale, il tema di quell’anno era “l’arte della sostenibilità” e io ebbi la fortuna di essere selezionata assieme a una manciata di colleghi per assistere alla cerimonia di apertura e a due eventi presentati da Generali: Valore Cultura e Ca’ Corniani.
C’era un’atmosfera calda e magica, la sala, divisa in varie piazze, era gremita di persone eppure, aleggiava un silenzio surreale di grande rapimento. Presi posto in Piazza dei Segni, sul palco c’era una cornice gigante, di lì a poco Fabio Ferrone Viola avrebbe dovuto realizzare in tempo reale la sua opera d’arte e io assieme a tutti gli altri spettatori della performance avrei dovuto pensare a un titolo da dare all’opera creata.
«Impossibile» – mi ripetevo incredula e divertita.
Poi sul palco sbucò un sacco pieno di lattine vuote, arrivò l’artista e iniziò a dipingere sulla tela di lattine riciclate, raccontandoci di come le sue creazioni nascano dal concetto di riciclo dei rifiuti abbandonati, trovati in giro per il mondo, che trovano forma tramite l’assemblaggio e il colore e danno voce al sentimento di insofferenza rispetto all’avanzare del degrado ambientale.
Nel frattempo i social si riempivano di hashtag con frasi, idee e pensieri legati alla sostenibilità. Il coinvolgimento fu intenso e totale, senza che neanche me ne accorgessi, mi ritrovai sul palco: la mia frase era stata selezionata fra le 10 migliori come titolo da dare all’opera!
Fu un’emozione forte e indescrivibile, le mani mi tremavano, ma allo stesso tempo mi sentivo una leonessa: strinsi forte il quadro ricevuto in omaggio, orgogliosa di aver toccato con mano l’impegno di Generali nel proteggere l’arte e la cultura, per sostenere la crescita sociale ed economica delle comunità in cui opera e per avvicinare all’arte un pubblico sempre più vasto di persone (sono tante, infatti, le iniziative volte a coinvolgere dipendenti e assicurati).
Quell’esperienza mi è rimasta nel cuore regalandomi maggiore consapevolezza sull’importanza dei nostri piccoli gesti quotidiani per salvare l’ambiente e il pianeta. Una consapevolezza che cerco di trasmettere in famiglia e che mi porta, di tanto in tanto, sotto l’impulso della creatività, anche a dare una seconda possibilità di vita agli oggetti che mi circondano.
Per portare nella realtà di tutti i giorni quello sguardo nuovo, quella diversa prospettiva che esperienze, come questa appena raccontata, mi offrono.
Anche questo, per me, significa lavorare con Generali.