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Acqua! Da rischio a risorsa

L’esempio del Danubio insegna che molta acqua, oltre a un pericolo, può diventare una risorsa

Per tutti gli agricoltori dell’area tropicale, il monsone umido, un vento carico di piogge che si riversano sulle pianure alluvionali, è normalmente una benedizione. Così come le esondazioni del Nilo e del suo fertile limo che consentirono ai faraoni di diventare una delle più grandi civiltà della storia. Ma nel 2017 in Asia Meridionale, le piogge torrenziali monsoniche che hanno investito diverse aree tra la catena montuosa dell'Himalaya e l'Oceano Indiano, hanno non solo devastato territori (con picchi superiori ai 400 millimetri di pioggia) ma causato oltre mille vittime. Quanto al Nilo, se è vero che ritirandosi il fiume rilasciava il suo prezioso concime, è altrettanto vero che uccideva un’enorme quantità di pesci, intrappolati nella melma lasciata dalla scomparsa abbastanza repentina delle acque .
Alluvioni e inondazioni sono tra le cause più frequenti e gravi tra i disastri naturali. Cosa sono, dove avvengono, e soprattutto come porvi rimedio? In alcuni casi, specie per vigilare sui grandi fiumi la cui portata d’acqua è enorme, è necessaria una partnership come nel caso del Danubio: l’International Commission for the Protection of the Danube River (Icpdr) ha creato una struttura che coinvolge 14 Paesi e l’Unione europea per gestire le acque del più lungo fiume navigabile d’Europa.

 

Cosa sono e da dove arrivano le alluvioni

Alluvioni e inondazioni si verificano quando l'acqua trabocca o inonda terre normalmente asciutte: per via di una pioggia eccezionale, ad esempio, ma soprattutto quando fiumi o anche torrenti esondano, fuoriescono cioè dal loro alveo. Alluvioni e inondazioni possono essere originate da un troppo rapido scioglimento dei ghiacciai - un fenomeno che rischia di peggiorare col riscaldamento globale - o anche perché una tempesta in mare o un terremoto sottomarino causano tsunami o onde anomale che sommergono le coste. Ma può accadere anche per la rottura di manufatti costruiti dall’uomo: il cedimento di una diga o di un argine rotto, di strumenti cioè ideati proprio per controllare l’acqua.
Fortunatamente la maggior parte delle inondazioni richiede ore e anche giorni per svilupparsi il che consente alla protezione civile di organizzare l’evacuazione di chi è a rischio. Altre volte invece, il tempo è così poco che il sistema di allerta non è in grado di fare praticamente nulla per prevenire il disastro.  La potenza dell’acqua può devastare un intero villaggio: la forza erosiva dell'acqua in movimento può trascinare, ribaltare e distruggere un edificio distruggendone anche le fondamenta.
Negli Stati Uniti, dove la mitigazione e la previsione delle inondazioni sono a uno stadio avanzato, questi fenomeni – scrive il magazine National Geographic - causano danni per circa 6 miliardi di dollari e uccidono fino a 140 persone ogni anno. Un rapporto del 2007 dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico – citato sempre dal magazine americano - ha rilevato che le inondazioni costiere da sole provocano circa 3 trilioni di dollari di danni in tutto il mondo e che nella valle del fiume Giallo in Cina, dove si sono verificate alcune delle peggiori alluvioni del mondo, durante l'ultimo secolo sono morte milioni di persone. 


Soluzione Danubio

Con i suoi 2.860 chilometri di percorso (di cui 2.600 navigabili) il Danubio è il secondo fiume d'Europa per lunghezza e per bacino (817mila kmq): tocca nove Stati e quattro capitali e funge per lunghi tratti da confine internazionale. Nasce nella catena della Selva Nera e si getta  nel Mar Nero con un'ampia foce a delta, in parte in territorio ucraino. La sua portata d’acqua è variabile ma arriva mediamente fino a 6 500 m³/s prima del delta. Tutto ciò ne fa un'enorme risorsa come un’enorme rischio. E’ anche un buon esempio.

La Commissione internazionale per la protezione del fiume Danubio (Icpdr) è un'organizzazione internazionale composta da 14 partner e dall'Unione Europea. Fin dalla sua istituzione nel 1998, l'Icpdr è diventato uno dei più grandi e attivi organismi internazionali di competenza nella gestione dei bacini idrici in Europa anche perché non sorveglia solo il fiume, ma l'intero bacino del Danubio, che comprende i suoi affluenti e le sue risorse idriche.

L'acqua – come amano dire all’Icpdr - non si ferma ai confini amministrativi o politici e quindi, per proteggere e gestirla, è necessaria una stretta cooperazione internazionale tra tutti i paesi all'interno dell'unità idrologica naturale del bacino idrografico che tenga conto di tutti i corsi d’acqua tributari di questo grande fiume.

Una direttiva quadro europea (Water Framework Directive) stabilisce la cornice giuridica che consente di proteggere e migliorare lo stato degli ecosistemi acquatici e di prevenire il loro deterioramento garantendo un uso sostenibile e a lungo termine delle risorse idriche. Prevede un approccio innovativo per la gestione delle acque basato sui bacini fluviali - unità geografiche naturali idrologiche - e fissa scadenze specifiche per i membri dell’Unione europea. La direttiva riguarda le acque di superficie interne (fiumi e laghi), le acque cosiddette di transizione, le acque costiere, sotterranee, gli ecosistemi terrestri dipendenti dall'acqua e le zone umide. Stabilisce infine i principi della gestione delle risorse idriche e mira anche all'integrazione della loro gestione in altre aree politiche. Un gruppo di esperti per la prevenzione e il controllo sviluppa strategie di prevenzione e gestione degli incidenti e lavora alla messa a punto del sistema di allarme di emergenza e della comunicazione di messaggi di allarme/avviso in caso di incidente. Tra il 2015 e il 2027 il consorzio si è ripromesso di mettere a regime tutti i distretti che governano i diversi bacini idrici. Così che il grande fiume europeo sia costantemente sotto osservazione.


 

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