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Non si butta via niente

Trasformare le biomasse per produrre energia: generazione di valore all’insegna della sostenibilità

Con l’obiettivo di arrivare a rappresentare in Europa il 20% del totale delle fonti energetiche entro 2020, le energie rinnovabili (RES) già oggi traguardano l’obiettivo, sebbene, dopo il forte impulso tra il 2005 e il 2015, il loro ritmo di crescita abbia accusato nell’ultimo biennio un leggero rallentamento. Certo è che quasi l’86% della nuova potenza installata in Europa nel 2016, con percentuali quasi analoghe negli ultimi nove anni, ha riguardato fonti energetiche rinnovabili.

Questi i dati che emergono dall’ultimo rapporto del 2017 della European Environment Agency che ci conforta nel rimarcare che, oltre alla diminuzione del consumo di combustibili fossili tradizionali, l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili ha permesso nel 2016 l’immissione nell’atmosfera di un quantitativo di Co2 inferiore all’11% rispetto al 2015 a sua volta in diminuzione del 9% rispetto all’anno precedente. Per la precisione sotto il nome di RES (renewable energy sources) si comprendono 10 sottocategorie distinte: idroelettrico, eolico onshore, biomasse solide, fotovoltaico, biogas, eolico offshore, geotermico, concentrazione solare, bioliquidi, energia mareomotrice. Un panorama quindi molto ampio dove tuttavia, ad oggi, le prime quattro pesano per oltre l’85% del totale.

 

Se il traguardo europeo è arrivare a produrre nel 2020 oltre 104.000 ktoe (chilotonnellate di petrolio equivalente) da RES, i dati più interessanti riguardano i tassi medi di crescita attesi che, senza stravolgere i relativi pesi delle differenti fonti citate, vedrebbero comunque una crescita media annua molto importante nell’eolico tanto on-shore che off-shore e delle biomasse solide - attorno al 7% medio annuo. Questo a fronte di una riduzione del fotovoltaico, con un -4%, dopo l’enorme sviluppo registrato tra il 2010 e il 2015. Lo sviluppo delle fonti rinnovabili fa naturalmente i conti con vincoli materiali di natura fisica - ovviamente non può essere utilizzata l’energia delle maree dagli stati che non affacciano su un mare dove il fenomeno sia sufficientemente pronunciato - e con le politiche di incentivazione economica e di semplificazione amministrativa per le nuove installazioni.

 

Guardando al comparto di biomasse solide, è opportuno ricordare che la loro forte crescita relativa nella contribuzione al totale di energia prodotta nell’ultimo decennio deriva dallo sviluppo delle tecnologie di cogenerazione e dal processo di riconversione di centrali a carbone.

Con biomasse solide si intende un ampio insieme di prodotti di origine organica, prevalentemente vegetale, che si riconducono principalmente a legna, residui forestali, agricoli o agroindustriali. Alla legna e residui forestali vengono assimilati tutti quei prodotti che possono essere considerati scarti della lavorazione del legno come scortecciamento, ramaglie e segatura, utilizzati in forma di cippato o pellet; a quelli agricoli le potature e agli agroindustriali gusci e sanse. A tutto questo vanno poi aggiunti per esempio gli scarti della lavorazione della carta.

 

Tutto questo materiale rappresenta un combustibile solido che può essere bruciato in un impianto di cogenerazione in grado di produrre energia elettrica e calore. Generalmente, infatti, solo il 40% dell’energia che si libera dalla combustione viene trasformata in elettricità mentre la restante parte si traduce in energia termica che, se non recuperata, viene dispersa nell’ambiente senza produrre alcun beneficio. Una centrale a biomasse produce quindi elettricità grazie al vapore prodotto attraverso la combustione dei materiali elencati che aziona una turbina collegata ad un alternatore. Le biomasse bruciano in una camera di combustione, producendo il calore necessario a trasformare nella caldaia l'acqua in vapore che viene inviato sotto pressione alla turbina.

 

Il vapore mette in rotazione la turbina che a sua volta fa ruotare il rotore di un alternatore che produce corrente elettrica alternata. All'uscita della turbina, il vapore viene raffreddato in un condensatore e ritorna allo stato liquido, quindi acqua che viene reimmessa nella caldaia. Tramite la cogenerazione parte del vapore in uscita dalla turbina può essere recuperato ed usato per il riscaldamento. Gli impianti di cogenerazione ad alta efficienza riescono quindi a sfruttare oltre il 90% dell’energia prodotta con indubbio vantaggio economico ed ecologico, riducendo l’emissione di CO2 e altri inquinanti e risolvendo il problema dello smaltimento degli scarti di produzione.

 

Grazie ad un’imponente opera di bonifica realizzata da Genagricola, società del Gruppo Generali, la località di Ca’ Corniani è oggi un’efficiente centrale a biomasse, alla frontiera dell’innovazione in ambiti quali la produzione del cibo, la sostenibilità ambientale e la ricerca di energie alternative.

 

Per maggiori informazioni guarda il video che racconta le attività di Genagricola e visita la sezione relativa all’impegno di Generali per l’ambiente e il clima.