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Chi guida?

Driverless car, la rivoluzione a portata di mano

Le chiamano driverless car, self-driving car o anche autonomous car. Sono le auto a guida autonoma destinate a sconvolgere la mobilità umana e sulle quali stanno investendo pesantemente colossi del web come Google e Apple, servizi di mobilità come Uber e Lyft, oltre alle principale case automobilistiche di tutto il mondo: da Tesla a Bmw, passando per Audi, Volvo, Mercedes, Toyota, General Motors, Nissan, Jaguar, Land Rover, Hyundai, Kia, Fca e Ford.

Telecamere, radar, display, sensori, laser e algoritmi. La tecnologia delle auto a guida autonoma è sempre più all’avanguardia e progredisce di giorno in giorno. Una strumentazione sofisticata quella a bordo delle auto di nuova generazione che saranno in grado di reagire autonomamente agli spostamenti delle altre vetture, dei pedoni piuttosto che dei motociclisti e agli ostacoli improvvisi che dovessero presentarsi sulla strada, senza l’intervento del guidatore.

 

Nonostante si continui a pensare alla nuova frontiera delle auto senza pilota come a un qualcosa di molto lontano, il futuro sembra essere già arrivato. Infatti, la General Motors e la Tesla di Elon Musk sostengono di essere in grado di portare sul mercato un’auto a guida autonoma integrale già nel 2019, molto prima delle previsioni, anticipando tutti i competitor anche se per vederle sfrecciare sulle nostre strade si dovrà ancora attendere qualche anno.

 

Innanzitutto, serve un adeguamento della disciplina normativa. In Italia il Codice della strada definisce esplicitamente come veicoli “tutte le macchine di qualsiasi specie, che circolano sulle strade guidate dall’uomo”. Negli Stati Uniti, i primi a partire, alcuni stati federali permettono da anni i test su strada delle driverless car e, ultimamente, hanno preso il via le prime sperimentazioni sui taxi senza guidatore. Inoltre, il Governo ha stabilito delle linee guida che dovranno essere seguite nella definizione di una regolamentazione omogenea in tutto il Paese. In Europa è stata la Germania ad anticipare tutti approvando una legge ad hoc. Richiede ancora la presenza a bordo di un essere umano, ma consente di effettuare test tecnologici a determinate condizioni, mentre Francia, Regno Unito e i paesi scandinavi stanno studiando qualcosa di analogo.

Tuttavia, aggiornare le regole non basta. Le auto guidate dalla tecnologia e dall’intelligenza artificiale comunicheranno con gli altri veicoli e trasmetteranno dati su traffico, condizioni meteo per adattare il viaggio alle condizioni esterne. Ciò significa che anche la rete stradale dovrà essere “smart”: buche, asfalto rovinato, segnaletica illeggibile, sono tutti fattori che possono mandare in tilt la sofisticata strumentazione di bordo.

 

Insomma, ci sarà ancora da attendere per vedere la nuova generazione di auto invadere il mercato, ma la strada è tracciata. Secondo un’analisi di IHS Markit (società specializzata in analisi e ricerche di mercato), nel 2025 le auto autonome in circolazione saranno oltre 1 milione per superare i 33 milioni nel 2040.

Un intervallo di tempo sufficiente a superare la diffidenza degli automobilisti che oggi dimostrano una certa ritrosia a salire sull’auto senza poterla guidare, delegando tutto alla tecnologia.

 

Uno studio condotto in 11 Paesi europei da Goodyear e dalla London School of Economics and Political Science, rileva che il 44% degli automobilisti europei non si sentirebbe a proprio agio nel viaggiare su un veicolo a guida autonoma al posto di un’auto tradizionale e solo il 19% sarebbe così tranquillo da potersi addormentare lungo il tragitto.

 

Al di là della correttezza o meno delle previsioni numeriche e del doversi guadagnare la completa fiducia della gente comune, resta il fatto che queste auto non solo rivoluzioneranno il concetto di mobilità, facilitando ad esempio gli spostamenti ad anziani e invalidi, ma andranno a incidere su tutti i settori legati alla mobilità, a partire dall’automotive fino ad arrivare all’energy e all’industria assicurativa.

Si stima che il 90% degli incidenti stradali che avvengono sulle strade europee sia causato da errori umani. Se finora abbiamo parlato della driverless car, ovvero dei veicoli completamente autonomi che non richiedono alcun intervento del conducente, va detto che già oggi i sistemi di assistenza che aiutano l’automobilista al volante configurano un’autonomia parziale dei veicoli che favorisce la riduzione degli incidenti.

 

È evidente che siamo in un periodo di grande trasformazione che l’industria assicurativa deve saper interpretare per adeguarsi al processo di cambiamento. La maggior sicurezza dei veicoli ad autonomia parziale o completa introdurranno elementi di discontinuità nel comparto auto, da sempre uno dei pilastri dell’intero business.

L’assicurazione auto si è sempre fondata sul profilo del conducente e sull’errore umano, ma quando l’auto sarà guidata dall’intelligenza artificiale e dalla tecnologia non si potrà più parlare di responsabilità personale del conducente. Si dovrà quindi rivedere l’impianto della polizza Rc Auto e calibrarla sulla specificità del veicolo con la suddivisione della responsabilità tra i diversi attori che interagiscono sui veicoli tecnologicamente evoluti e sempre più connessi: la casa automobilistica produttrice del veicolo, l’installatore del software che ha causato il danno e il proprietario del veicolo qualora non avesse provveduto all’aggiornamento del sistema.

 

Ad esempio, se il sistema di frenata automatica dovesse incepparsi, saremmo di fronte a un problema di Rc Auto o di Rc Prodotti? La verità è che si dovrà andare a considerare l’intreccio di diverse coperture assicurative, con la diminuzione della componente di Responsabilità Civile e il peso crescente di coperture come Tutela Legale e, soprattutto, Cyber Risk. Sì, perché il grande tema di un contesto sempre più digitale è legato alla cyber security, ovvero la protezione contro eventi imprevedibili come gli attacchi degli hacker che potrebbero manomettere dati e sistemi, mandando in tilt il veicolo.

 

 

Scopri di più sulle auto senza conducente guardando l'intervista a Giancarlo Michelleone "Il futuro è driverless".