Bruno de Finetti, il matematico scomodo

Il punto di unione tra il calcolo umano e il calcolo informatizzato è stato uno strumento inventato da un ingegnere americano dal nome Herman Hollerith, un sistema a schede perforate che permetteva di inserire nella macchina ogni tipo di informazione e velocizzare una serie di operazioni di calcolo, assimilazione e rielaborazione dei dati. Anche Generali dal 1932 inizia a dotarsi di queste macchine avveniristiche per il ramo vita e a gestirle viene nominato uno dei matematici più importanti, stimati e geniali di quell’epoca: Bruno de Finetti (www.brunodefinetti.it).

De Finetti è stato un uomo e un matematico dall’altissimo profilo nazionale e internazionale, che dopo l’esperienza in Generali ha insegnato tra le altre università a La Sapienza di Roma, prima Matematica finanziaria poi Calcolo delle probabilità.

Abbiamo chiesto a sua figlia, Fulvia de Finetti, un breve ricordo del padre, che ha non solo  gestito il passaggio dall’era del calcolo manuale a quello meccanizzato in Generali occupandosi del “reparto Hollerith”, ma, soprattutto, ha dato lustro all’azienda grazie alla sua sapienza di matematico e uomo.


“Nel reparto Hollerith tutti gli impiegati e anche papà accudivano in silenzio le macchine che quelle sì facevano un gran rumore. Ricordo che papà per ottimizzare il lavoro e far lavorare le macchine il più possibile organizzò il lavoro su 2 turni. Immagino che la suddivisione degli impiegati nei 2 turni sia stata fatta contemperando le esigenze di lavoro e quelle degli impiegati, mi sembra che fossero contenti.

Quando papà lasciò Generali per molti anni continuò a collaborare come consulente. Qualcuno mi disse che con le sue capacità avrebbe potuto scalare i vertici di Generali e così guadagnare tanti soldi. Ma lui a 19 anni aveva scoperto la Matematica e come scrisse alla madre, alla Matematica avrebbe dedicato la sua vita.
Papà era una persona integerrima, ricordo la sua rabbia quando leggeva nel giornale notizie come la distruzione dei pomodori. Lo facevano arrabbiare le disfunzioni dello stato, la burocrazia. Ricordo il caso di un suo assistente che passando di ruolo era rimasto per mesi senza stipendio perché avevano subito cessato il vecchio stipendio. 

Il libro che ho dedicato a mio padre porta il titolo «un matematico scomodo» perché non si adeguava al prevalente modo di fare dei colleghi. Ricordo quanto gli erano insopportabili le riunioni di facoltà o quelle per i concorsi a cattedra. Scomodo lo fu anche per quegli studenti che pensavano di poter superare l’esame studiando a memoria teoremi e dimostrazioni.

Io preservo un bellissimo ricordo dei miei anni triestini e torno sempre con piacere in quella che considero ancora la mia città. Anche se nei miei primi anni di vita c’era la guerra non ne capivo i pericoli e andare in rifugio era quasi una piacevole novità, poi è venuta l’età della scuola, le amicizie, i bagni all’Excelsior a Barcola con papà, poi con i compagni di scuola all’Ausonia. Il pomeriggio a pattinare al giardino pubblico e d’estate al cinema all’aperto. La domenica col tram de Opicina pranzo al sacco, poi quando in famiglia arrivò una 1500 Fiat di seconda mano e i miei genitori presero la patente andavamo spesso a trovare a Corona lo zio Gino pittore, zio di papà ma così chiamato anche da me. Su quella vecchia 1500 a 13 anni ho imparato a guidare sui prati.

Se dovessi definire mio padre con un’unica parola direi semplicemente ‘è stato un matematico’ ”.

LA STORIA

LA STORIA

La prima introduzione delle macchine Hollerith presso la Direzione centrale di Generali a Trieste ebbe luogo nel 1932 da parte del ramo vita. Nel 1937 venne istituito un nuovo impianto che venne destinato a svariati lavori della ragioneria e di tutti i rami, e funzionante come reparto autonomo.

La razionalizzazione e la modernizzazione dei sistemi generarono benefici per tutto l’organismo amministrativo dell’azienda: l’utilizzo delle macchine Hollerith divenne strumento organizzativo del lavoro, la ragione prima dei vantaggi consentiti dal sistema Hollerith derivò dal fatto che, una volta tradotti in perforazioni i dati di partenza, si potevano automaticamente e velocemente ottenere tutti gli elaborati che li riportavano raggruppati, stampati, sommati, in qualunque disposizione grafica e logica, senza il dispendio di tempo e gli errori di trascrizione che derivavano dall'elaborazione manuale.

Nel campo amministrativo non meno che in quello tecnico, Generali mostrò la sua capacità di stare al passo con il dinamismo del tempo, dotandosi delle tecnologie più all’avanguardia utili al proprio funzionamento e rispondenti alle tipicità delle sue problematiche quotidiane, personalizzandoli per il massimo vantaggio aziendale e dei propri assicurati, grazie al contributo di figure di punta già operative al suo interno, come Bruno de Finetti. Le nuove macchine consentirono a Generali di confermare il proprio ruolo di pioniere nel campo della statistica e dell’automazione, rendendo evidente una volta di più come nel proprio patrimonio genetico vi sia la capacità di innovare, intesa come capacità di interpretare i cambiamenti e le necessità emergenti, farli propri e trasformarli in soluzioni, avvalendosi della miglior tecnologia esistente.