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“New technologies in financial crime”: quale rapporto tra intelligenza umana e Intelligenza Artificiale?

Una solida cultura della compliance è fondamentale per raggiungere con successo gli obiettivi di un'azienda, ma spesso non è sufficiente per prevenire i crimini finanziari e la cattiva condotta. Come può il fattore umano essere assistito dalla tecnologia, e viceversa? Questo il tema del terzo webinar della Compliance Week 2021 di Generali

Nell'ultimo decennio le tecnologie hanno cambiato la nostra vita in molti aspetti. Basti pensare a smartphone, computer portatili, nuovi metodi di pagamento, apprendimento digitale, lavoro da remoto.

Anche le organizzazioni criminali sono influenzate dalle nuove tecnologie. Come illustrato nel terzo webinar organizzato nell'ambito della Compliance Week 2021 di Generali, durante la pandemia si è registrato un allarmante aumento dei reati informatici. È per questo che i governi e le organizzazioni internazionali sono sempre più preoccupati da queste nuove minacce e dall’impatto che hanno sulla società.

Come sottolineato da Michele Riccardi, vicedirettore di Transcrime, professore di analisi delle informazioni finanziarie e aziendali presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore e membro del gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulla misurazione dei flussi finanziari illeciti, le nuove tecnologie possono contribuire positivamente alla lotta contro i crimini finanziari e informatici. Esse rafforzano infatti la capacità di analizzare e gestire grandi quantità di dati e informazioni non strutturate e, allo stesso tempo, permettono di combinare e stabilire connessioni tra le informazioni in modo più efficace, sofisticato e automatico rispetto al passato. Inoltre, contribuendo ad aumentare la velocità di elaborazione delle informazioni, risultano fondamentali per l'individuazione precoce e in tempo reale di possibili comportamenti criminali.

Tuttavia, la tecnologia da sola non basta: il “fattore umano” è ancora necessario. Come spiega Michele Riccardi, “l'intelligenza artificiale deve essere integrata dall'intelligenza umana, i crimini finanziari non possono essere rilevati solo dalle tecnologie e dall'analisi dei dati. La conoscenza e la consapevolezza umana sono ancora necessarie per distinguere tra anomalie statistiche e potenziali comportamenti criminali”.

Ciò richiede che i dipendenti a qualunque livello delle aziende migliorino le proprie conoscenze sulle minacce informatiche - cioè come si comportano i criminali - per prevenirle e reagire al meglio, in particolare con l'aiuto di formazione specifica e programmi di sviluppo delle competenze. Si tratta di una questione che ha un impatto anche sulle esigenze delle aziende in termini di capitale umano e sulle relative strategie di reclutamento: è già comune vedere organizzazioni che cercano data scientist più che profili tradizionali.

Inoltre, è importante essere consapevoli di come il crimine si evolve e adottare un approccio critico nei confronti degli output tecnologici: non tutto ciò che viene rilevato come "anomalo" è in realtà espressione di un comportamento criminale. Questo implica la necessità di cercare una validazione empirica: in altre parole, confermare gli allarmi ricevuti attraverso le tecnologie basandosi su ulteriori prove, documenti e dati.

Per questo le autorità di controllo, comprese quelle che si concentrano sull'antiriciclaggio e l'anti-corruzione, sottolineano la necessità di combinare la tecnologia con il cosiddetto "fattore umano". Questo è anche un invito, in definitiva, a rafforzare ulteriormente la cooperazione tra il settore privato, i ricercatori e gli accademici.

Come illustrato da Livio Russo, Head of Ethics & Investigation del Gruppo Generali, l'intelligenza artificiale (AI) in ambito marittimo è un buon esempio di come la tecnologia stia cambiando non solo le indagini pubbliche ma anche le attività di compliance nei settori privati: "La tecnologia ci permette di monitorare la circolazione oceanica globale utilizzando il sistema di identificazione automatica (Automatic Identification System - AIS). Questo strumento ha aiutato le autorità statunitensi a intraprendere un numero sorprendente di azioni esecutive contro gli evasori di sanzioni. Ha anche richiesto agli attori attivi nei settori marittimi, compresi i gruppi assicurativi, di adottare una serie di controlli.  Per questo motivo, in Generali abbiamo adottato lo stesso strumento utilizzato dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che ci ha permesso di identificare le violazioni evidenti", ha concluso.

La Compliance Week 2021 si è conclusa con le considerazioni finali di Maurizio Basso, Compliance Officer del Gruppo Generali, che ha sottolineato come tutti i dipendenti delle istituzioni finanziarie non debbano mai abbassare la guardia contro i crimini finanziari ma mantenere sempre un forte senso di responsabilità e impegno verso la propria azienda e il raggiungimento dei suoi obiettivi, anche finanziari, in modo sostenibile. "Nel corso degli anni, le violazioni sono costate alle istituzioni finanziarie miliardi di dollari/euro di multe. Tali violazioni si verificano di solito come risultato di un comportamento scorretto dei clienti e/o dei dipendenti, e può sussistere anche una responsabilità personale per gli individui coinvolti. Per evitare violazioni e proteggere le aziende, è fondamentale che i dipendenti a tutti i livelli conoscano e applichino i regolamenti interni, compresi i codici di condotta, usino il buon senso e, in caso di dubbio, si affidino ai dirigenti o agli organi competenti della loro azienda", ha concluso.

La Compliance Week di Generali è l'evento annuale rivolto a tutti i dipendenti all'interno del Gruppo e finalizzato ad aumentare la consapevolezza sui temi relativi alla compliance. Potete trovare i primi approfondimenti della serie ai seguenti link: