Green e responsabili, gli investimenti che piacciono alle nuove generazioni

Circa il 90% dei millennial si dice interessato all’universo dei fondi Esg, una percentuale in ulteriore crescita tra i giovanissimi. L’esperienza di Banca Generali, che ha creato una piattaforma in grado di riconoscere le società più sostenibili

“There is no Planet B”, non abbiamo un pianeta di riserva. Con questo motto, migliaia di giovani in tutto il mondo sono scesi in piazza per chiedere ai governi azioni concrete contro il cambiamento climatico. Ispirato dal messaggio lanciato dall’attivista svedese Greta Thunberg con i suoi “Fridays for Future”, il movimento ha avuto un impatto concreto ed evidente su un altro tema ormai non più differibile: gli investimenti sostenibili. Una questione, quest’ultima, che va di pari passo con l’impegno dei giovani per un mondo più equo e rispettoso dell’ambiente.

Già nel 2017, l'Institute for Sustainable Investing di Morgan Stanley, intervistando investitori individuali attivi, ha scoperto che l'86% dei cosiddetti millennial (o Generazione Y, nati tra il 1981 e il 1995) è interessato a investire in modo sostenibile in società o fondi che mirano a generare rendimenti finanziari a tassi di mercato. Il 90% di loro afferma di voler investire in modo sostenibile come opzione all'interno dei propri fondi pensione.

Va poi tenuto conto che i consumatori oggi sembrano più attenti all'ambiente e alla società rispetto al passato. Secondo uno studio condotto dalla società Cone Communications, il 94% della Generazione Z, nati cioè tra il 1996 e il 2010, crede che le aziende dovrebbero aiutare ad affrontare le questioni sociali e ambientali, rispetto all'87% dei millennial e all'86% del totale degli intervistati. Tre investitori individuali su quattro attivi affermano poi di essere interessati agli investimenti sostenibili, mentre l’80% di essi sostiene di essere più propenso ad adottare investimenti sostenibili, laddove concesso dagli strumenti finanziari disponibili.

Altri risultati interessanti arrivano da una ricerca condotta da UBS Investor Watch. Su 3.800 investitori intervistati in 15 mercati in tutto il mondo, quasi il 60% risulta più interessato a investire in modo sostenibile rispetto a prima della pandemia di Covid. Di questi quasi due su tre sono molto interessati agli investimenti sostenibili. A essere protagonisti sono sempre i giovani. I millennial hanno stimolato la crescita degli investimenti sostenibili negli anni 2010: soltanto negli Stati Uniti, ad esempio, gli investitori hanno contribuito con 51,1 miliardi di dollari ai fondi sostenibili nel 2020, rispetto a meno di 5 miliardi di dollari del decennio precedente.

In questo contesto, gli investimenti sostenibili o il riferimento a criteri ambientali, sociali e di governance (Esg) per determinare quali aziende e settori si desidera inserire nel proprio portafoglio possono essere applicati a molte questioni sociali e politiche. Le preoccupazioni per il cambiamento climatico, in particolare, sono una delle ragioni principali della crescita del settore, secondo la società di ricerca sugli investimenti Morningstar. Inoltre, secondo il sondaggio, circa un terzo dei millennial utilizza spesso o esclusivamente investimenti che tengono conto dei fattori Esg, rispetto al 16% della Gen X (ovvero i nati tra il 1965 e il 1980) e al 2% dei cosiddetti “Baby boomer” (i nati tra il 1946 e il 1964).

La rivoluzione green trainata dai giovani: l’esempio di Banca Generali

Questi dati sono confermati anche dall’analisi degli investimenti di Banca Generali, che lo scorso anno ha raccolto 1,4 miliardi di euro dalla sua clientela attraverso fondi certificati Esg, che oggi rappresentano il 20% (pari a 6,5 miliardi di euro) del totale dei risparmi gestiti dalla banca controllata dal Gruppo Generali. Ancora una volta, i più sensibili si dimostrano i giovani: quasi il 68% dei clienti della Banca compresi nella I-Generation, nati dopo il 1996, e oltre il 65% dei clienti millennial investono in ambito sostenibile tramite l’istituto di credito del Leone di Trieste.

Siamo nel mezzo di un cambiamento storico dei paradigmi di un mondo degli investimenti che in futuro vedrà la sostenibilità sempre più come elemento centrale nella selezione sia da parte dei distributori, sia della clientela finale”, commenta Andrea Ragaini, Vice Direttore Generale di Banca Generali. Una rivoluzione green che ha coinvolto anche l’Italia, come confermano i numeri presentati da Assogestioni nell’ultimo Salone del Risparmio. Se circa il 64% degli italiani vedono negli investimenti Esg un’opportunità economica e un modo concreto di dar voce ai propri valori, la percentuale sale al 78% nel caso delle nuove generazioni.

Ma quali elementi hanno favorito questa evoluzione a favore degli investimenti sostenibili? Secondo gli esperti di Banca Generali, un impulso importante è arrivato a seguito della pandemia, che da due anni ha messo in luce i punti di forza dei fondi Esg, favorendone la crescita. Ma non è tutto. Nel caso della banca del Leone, c’è stata infatti una visione individuata già prima del Covid. “Il nostro impegno per una transizione sostenibile anche nel campo degli investimenti delle famiglie parte da lontano e ha le sue radici nella piattaforma proprietaria che abbiamo lanciato a inizio 2019”, spiega Ragaini. “La pandemia ha contribuito ad accentuare nelle famiglie la percezione dell’importanza di detenere strumenti Esg nei portafogli, ma a questo è importante saper corrispondere le giuste tematiche d’offerta. In questa direzione si inserisce il nostro lavoro degli ultimi due anni, in cui abbiamo ampliato l’offerta tematica e la misurabilità dell’impatto sostenibile”.

In collaborazione con MainStreet Partners, Banca Generali ha infatti lanciato nel 2019 un aggiornamento di BG Personal Portfolio (la piattaforma di Banca Generali Private per la gestione degli investimenti finanziari) che consente ai private banker di sviluppare portafogli profilati sulla base degli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile dell’Agenda Onu 2030. In più, la creazione di un algoritmo proprietario ha permesso di quantificare gli impatti concreti generati dall’investimento di ogni cliente, per ciscuno degli obiettivi individuati dalle Nazioni Unite.

A due anni dal lancio dei nuovi servizi, sono oltre 5mila le società mappate alle quali la Banca ha assegnato un rating Esg. Oltre a questo, Banca Generali ha creato un paniere di 250 titoli considerati “top” in termini di rating di sostenibilità. “Il valore aggiunto di questo progetto”, sottolinea Rodolfo Fracassi, fondatore e Ceo di MainStreet Partners, “risiede nella piattaforma digitale che consente di declinare la profondità della nostra analisi alle sensibilità personali del singolo cliente”. Sensibilità che, nel caso dei più giovani, è particolarmente alta. Da studi analitici effettuati da Banca Generali su alcune caratteristiche della clientela emerge infatti che, in rottura col passato e nonostante l’AuM (Assets under Management) pro capite mediamente più basso, le nuove generazioni (I-Generation e Millenial) sono più attente ai principi di sostenibilità, con un’elevata percentuale di Clienti Esg e con una propensione agli investimenti Esg più elevata.

Giovani e sostenibilità, il futuro è già qui?

Oltre all’interesse senza precedenti per le tematiche ambientali mostrato da movimenti come quello di Greta Thunberg, negli ultimi anni si è delineata una tendenza a maggiori disponibilità e accesso nell’allocazione degli asset da parte dei giovani. Se, infatti, il primo fondo comune di investimento sostenibile è stato lanciato negli anni ’70, i millennial hanno raggiunto i loro primi anni di investimento nello stesso momento in cui le opzioni di investimento Esg sono diventate più abbondanti che mai, dispondendo per giunta di informazioni più “agili”. Un simile insieme di fattori ha inevitabilmente contribuito, negli ultimi anni, ad alimentare un divario tra generazioni.

Secondo un rapporto della società di ricerca sugli investimenti MSCI Inc., nei prossimi decenni i millennial sono destinati a ereditare, nei soli Stati Uniti, circa 30 mila miliardi di dollari. Un fattore che, con la crescente consapevolezza dei danni causati dai cambiamenti climatici, sta favorendo, per le aziende e il settore finanziario, lo sviluppo di una nuova tendenza. Quella cioè di continuare a creare opzioni di investimento sostenibili più numerose e attrattive negli anni a venire. Nella consapevolezza che le conseguenze sempre più evidenti dei cambiamenti climatici sulle imprese e sui loro profitti rendono indispensabile tenere conto dei fattori Esg nel lungo termine.