Datore di lavoro responsabile

Affari d'argento

Il potere d’acquisto degli over 65 varrà, nel 2020, 15 mila miliardi di dollari di consumi

Tutti gli occhi sono puntati sui millennials e la grande giostra digitale. Ma il futuro è over 65.

A dirlo è la demografia: nel 1960 gli anziani, o i diversamente giovani come molti ai nostri tempi amano definirsi, erano appena il 5% del totale della popolazione. Oggi, stando alle elaborazioni della Banca Mondiale, rappresentano l’8,2%. E siamo parlando di una media ponderata su dati a livello globale. Perché se prendiamo in esame i paesi avanzati il quadro diventa allarmante. In Giappone gli ultrasessantenni sono il 26% del totale degli abitanti. Anche la vecchia Europa ha capelli sempre più grigi: in Italia gli over 65 sono il 22%, in Grecia e in Germania il 21% e i Francia e il 19%.

 

Con l’attuale tasso di natalità (il più basso della storia) dei paesi avanzati si può stimare che in Europa, nel 2060, ci saranno solo 2 lavoratori per un pensionato.

La piramide del sistema previdenziale, e così di quel benessere che si reggeva sullo sviluppo della generazione dei baby boomers, sta per rovesciarsi diventando insostenibile per le casse pubbliche. E serviranno riforme di forte impatto socio-economico per raddrizzare una situazione a rischio di naufragio. L’allungamento della vita e l’incanutirsi di buona parte della popolazione ha però risvegliato forze economiche inattese, quella che oggi definiamo la silver economy.

 

È noto che negli anni della lunga crisi, è stato il “welfare dei nonni” a far tenere la barra dritta di tanti giovani alle prese tra precariato e scarse prospettive. Quello che sta emergendo oggi che è gli over 65 sono diventanti big spender. Si capisce, gli ex baby boomer degli anni Cinquanta hanno patrimoni solidi fatti di immobili e pensioni generose. Oggi la spesa complessiva dei consumatori della terza età si aggira intorno a 4 mila miliardi l’anno. Ma la tribù degli over 65 aumenta di numero passando da 164 milioni di persone nei paesi ricchi a 222 nel 2030.

Si stima perciò che i consumi della terza età arriveranno a sfondare quota 15 miliardi di dollari nel giro tre o quattro anni.

Secondo Oxford Economics, quasi la metà di questo giro d’affari è già oggi generato dai consumatori americani.  E non ci riferiamo ad arzilli vecchietti che se la spassano in crociera con la pensione e i risparmi di una vita. In base a uno studio di Merrill Lynch “Work in Retirement: Myths and Motivations”, oggi il 47% dei pensionati ha lavorato o ha in programma di farlo durante gli anni della pensione. Il 72% delle persone che si avvicina alla pensione dichiara di non avere nessuna intenzione di staccare la spina, anzi conta di dedicarsi a qualche forma di lavoro. E si tratta di individui che risultano, in molti casi, anche più produttivi rispetto ai colleghi più giovani stando alle analisi condotte dal Center for Retirement Research at Boston College.