Generali nello spazio: leader in un settore di frontiera

Cent’anni or sono, il gruppo Generali mise le ali per librarsi verso una nuova sfida. Intorno alla metà degli anni Venti del ’900, si occupò delle prime coperture aeronautiche. Sensibile al tema del superamento dei limiti, collaborò a esplorazioni pionieristiche ai confini del globo.

Nel 1964, su richiesta del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR), assicurò il progetto “San Marco”, ideato da Luigi Broglio, che fece dell’Italia una tra le prime nazioni a inviare un satellite in orbita dopo Unione Sovietica e Stati Uniti.

Nel 1977 l’Agenzia Spaziale Europea, in seno all’allora Comunità Europea, alla quale Generali era legata fin dagli esordi, richiese che la compagnia coprisse il lancio da Cape Canaveral del Sirio, satellite italiano per la telecomunicazione in grado di trasmettere dirette tivù nelle bande ad altissima frequenza per conto della società di servizi satellitari Telespazio. 

Generali nello spazio: leader in un settore di frontiera

Opuscolo Generali raffigurante il lancio del satellite Sirio (1983)
Archivio Storico Assicurazioni Generali
ph. Massimo Gardone

Generali si avviò a essere una delle compagnie leader nel settore. Nel 1978, appena un anno dopo il lancio del Sirio, all’interno del ramo aviazione fu costituito l’ufficio tecnico rischi spaziali, che nel 1991 divenne ramo indipendente dato il volume d’affari e il grado di competenze raggiunti.

L’interesse del Gruppo per i rischi spaziali non fu saltuario. Per Enrico Randone, presidente dal 1979 al 1991, era una precisa scelta operativa, intonata alla filosofia aziendale di un’impresa al passo coi tempi, fiduciosa nei progressi futuri. Era una sfida non solo tecnologica, ma anche economica, data l’altalena incessante di un mercato dove a incassi elevati seguivano sinistri assai pesanti, equilibrando i vantaggi e gli svantaggi.

Per la crescita fu fondamentale la scelta di puntare sempre su un’elevata formazione tecnica del personale, che non si limitava ad assumere i rischi, ma diventava un efficace consulente per prevenirli. Nel 1981, prima nel mondo, Generali si dotò di una banca di dati computerizzati per la valutazione, in termini assicurativi, dei programmi spaziali futuri.

Promosse iniziative di notevole spessore scientifico, di scambio e confronto, organizzando convegni internazionali per condividere le conoscenze di altri assicuratori, di agenzie governative e di tecnici dell’industria spaziale. Al volgere del decennio, mentre la Guerra Fredda si avviava al disgelo, collaborò anche con Cina e Unione Sovietica. Gli inviati di Generali furono tra i primi occidentali a visitare il cosmodromo sovietico di Bajkonur e cooperarono così brillantemente con l’agenzia spaziale Glavkosmos che, nel lancio del 5 settembre 1989, sulla navetta Soyuz fu applicata l’effigie del leone alato.

In quegli anni, il ramo aviazione registrò notevoli incrementi produttivi. L’andamento dei premi aumentò dai quasi due miliardi di lire del 1979 agli oltre 12 del 1985. In seguito il settore entrò in crisi, ma ebbe una ripresa assai vivace tanto che, già nel 1988, la raccolta premi toccò i 18 miliardi, il doppio rispetto all’anno precedente. Nel 1989 Generali era al primo posto nell’incasso dei premi nel settore Spazio, con il 20% del totale mondiale. Negli anni ’90 deteneva tra il 12% e il 15% dell’intero mercato e copriva il lancio di 15-20 satelliti ogni anno, rispetto ai due lanci assicurati nel 1965. Nel 1992 il volume dei premi arrivò a 60 miliardi di lire, a coronamento di una crescita costante.

In quell’anno Generali assicurò Franco Malerba, il primo astronauta italiano della storia, che prese parte alla missione spaziale STS-46 nel 1992 a bordo dello space shuttle Atlantis. Possiamo immaginare il leone in orbita accanto allo shuttle, sulle ali del sogno e del progresso alla conquista dell’ultima frontiera.