Franz Kafka: l’impiegato illustre di Generali

Il 75º anniversario dalla fondazione di Generali cadde nel 1907. In quell’anno, il Gruppo era sempre più globale, presente com’era in quattro continenti, con moltissime agenzie, tra cui quella di Praga, una delle più grandi città dell’Impero asburgico. Qui lavoravano più di cento impiegati e, tra questi, un giovane laureato in legge: Franz Kafka.
Dopo la laurea e l’anno di praticantato, Franz cercava un impiego, uno stipendio decoroso e un orario di lavoro ridotto per poter scrivere. Lo zio materno Alfred Löwy conosceva il rappresentante delle Generali a Madrid, José A. Weissberger, il cui padre Arnold, a Praga, era la referenza diretta di Kafka per un posto in agenzia, come possiamo leggere nel suo fascicolo personale. Generali conserva tutt’oggi la domanda di Kafka con curriculum e sottoscrizione autografa, datata 2 ottobre 1907. Nel questionario dichiarò di parlare tedesco, “boemo”, francese e inglese, pur ammettendo di essere “fuori allenamento” nelle ultime due.

Franz Kafka: l’impiegato illustre di Generali

Richiesta d’impiego alle Assicurazioni Generali di Franz Kafka, con curriculum vitae (Praga, 2 ottobre 1907)
Archivio Storico Assicurazioni Generali
ph. Massimo Gardone

Sostenne di conoscere la stenografia tedesca e di aver soggiornato in Austria e Germania. Nello stesso giorno, il medico della Società lo giudicò adatto al lavoro e l’agenzia generale di Praga scrisse a Trieste di accogliere la sua domanda di assunzione, con la qualifica di impiegato ausiliario e uno stipendio mensile di 80 corone. A piè di pagina, annotò: “Abbiamo intenzione di istruire il signor dr. Franz Kafka specialmente nel Ramo Vita, per utilizzarlo più avanti anche nel servizio all’estero”.
Dunque, il lavoro infondeva allo scrittore la speranza di viaggiare, come confermano le lettere a Hedwig Weller, la fidanzata del tempo. “Imparo l’italiano perché prima di tutto andrò probabilmente a Trieste” scriveva Franz a Hedwig, ma sperava di raggiungere paesi più esotici e “guardare dalle finestre dell’ufficio su campi di canna da zucchero o cimiteri musulmani”. Nondimeno, aggiungeva: “Per il momento il mio lavoro è triste”. 
Infatti era un impiego a tempo pienoche intralciava la scrittura. Inoltre, il trasferimento all’estero tardava ad arrivare. Già alla fine del 1907 lo scrittore cercava un altro lavoro.
“Ora la mia vita è in pieno disordine” scriveva a Hedwig. “Ho, è vero, un posto con un minuscolo stipendio di 80 corone e 8-9 interminabili ore di lavoro, ma le ore fuori dell’ufficio le divoro come una bestia feroce”. 
La fine del rapporto con la Società fu ufficializzato nella lettera datata 14 luglio 1908, inviata all’agenzia di Praga, con la quale si comunicavano a Trieste le dimissioni di Kafka per malattia.
Il punto di vista delle Generali emerge nella risposta di Trieste, in una velina un po’ consumata che chiude la pratica di Kafka. “Esprimiamo il nostro stupore che lo stato di salute del suddetto, che dopo l’accurata visita del medico fiduciario effettuata nell’ottobre dell’anno scorso era stato raccomandato come assolutamente adatto, dopo così poco tempo sia cattivo a tal punto, da dover egli far seguire le sue immediate dimissioni”.
Per sopravvivere, Kafka lavorò quasi tutta la sua breve vita in campo assicurativo, prima alle Generali, poi all’Istituto di assicurazione contro gli infortuni sul lavoro per il Regno di Boemia, fino al 1922, anno in cui ottenne il pensionamento per le precarie condizioni di salute che due anni dopo lo portarono alla morte. Nei suoi scritti, è costante il timore che l’ufficio sottragga energie alla scrittura. D’altra parte, la dedizione al lavoro è attestata dalla sua carriera, dalle accurate relazioni tecniche e dalla benevolenza dei suoi superiori. 

Come detto, nel primo Novecento Generali era presente in quattro continenti ed erano nove le società controllate e collegate del Gruppo. La sede centrale di Trieste dialogava con la periferia, in un modo certo più efficiente di quello raccontato da Kafka nel celebre racconto Un messaggio dell’imperatore. La conoscenza era diffusa secondo un modello a rete di persone, carriere e conoscenze unico per l’epoca. 

Lo sviluppo di affiliate e controllate, infatti, era sì in linea con la tendenza all’espansione del “capitalismo organizzato” che si formava allora nel Centro-Europa, ma il modello Generali secondo lo studio di Anna Millo era specifico: alle nuove società, Generali conferiva il capitale umano e l’attrezzatura del lavoro, con un modello di governance a rete costantemente percorsa tra centro e periferia, con carriere interne dal profilo comune. Il know-how si apprendeva all’interno e perciò erano le esperienze fatte dalla periferia al centro e viceversa a essere formative per le carriere in Generali, che confluiscono verso un omogeneo profilo cosmopolita, secolarizzato e liberale, abituato a usare il tedesco come lingua franca. Il neolaureato Kafka, destinato all’estero, avrebbe avuto probabilmente una carriera di questo tipo. 

Nel 1907, anno della sua assunzione, il personale di Generali aveva raggiunto il numero di 15.562 persone (alla fondazione erano 15, per poi passare a 1.276 nel 1856 e 6.135 nel 1881). Oggi sono 50 i paesi che ospitano le sue agenzie, circa 70.000 i suoi dipendenti e più di 60 milioni i suoi assicurati. L’emblema della sua vocazione di gestore di reti complesse in tutto il mondo è Generali Group Academy, che offre formazione tecnica d’eccellenza e programmi globali di sviluppo della leadership e dei talenti, ed è un simbolo dell’interconnessione tra i paesi dove Generali opera e tra questi e la “Casa madre”.