Dalle Procuratie alle Procuratie - Piccoli frammenti di memoria

Michela Boccardo da Generali Italia
Ieri – Le Procuratie chiudono

1° di aprile 1990, ho 26 anni appena compiuti, una lode in ingegneria civile e sto’ salendo, con l’ascensore che chiamavano la “bara”, stretto stretto con la tappezzeria viola cardinale, all’ultimo piano delle Procuratie di Venezia.

All’assunzione mi hanno avvisato che Venezia non sarebbe stata la mia sede definitiva e che, probabilmente, sarei stata una delle ultime nuove leve che avrebbe lavorato in questi uffici.

In meno di un anno infatti non sarebbero più esistiti poiché sarebbero stati trasferiti nella nuova sede super -tecnologica di Mogliano che, ispirata a piazza San Marco, avrebbe permesso una gestione innovativa dello spazio reso flessibile, quasi per magia, con il solo spostamento di divisori e pareti.

Vivo perciò questa temporaneità come un privilegio fissando nella memoria l’odore del tempo e delle cose, la musica che sale dal caffe Florian, la vista su Piazza San Marco con i piccioni e persino la luce, forse inadeguata, delle stanze nell’inconsapevolezza di essere entrata a far parte dei Rischi Tecnologici, un settore nuovo di Assicurazioni Generali, una sorta di incubatore di idee dove si sperimentavano e inventavano soluzioni assicurative allora nuove e audaci e dove, pensate, erano persino arrivati i primi PC con programmi di scrittura e calcolo integrato.

Il 1° di aprile è il mio primo giorno di lavoro, non so assolutamente nulla, sono emozionata e forse ho un anche un po’ di paura.

Negli uffici ricavati tra gli abbaini nel sottotetto avrei scoperto un mestiere di cui non sapevo neppure l’esistenza: il mestiere dell’assuntore tecnico

Qui avrei conosciuto persone meravigliose, anziani di azienda, che mi avrebbero insegnato il lavoro, parlato di benefit e welfare, che a quei tempi si chiamavano contratto integrativo e mi avrebbero fatto capire che Generali era più di un posto di lavoro, era un senso di appartenenza.

Il tempo passa ho 35 anni, una figlia, lavoro a Mogliano e sono in ANIA (Associazione Nazionale fra le Imprese Assicurative) seduta tra colleghi di altre Compagnie per una commissione tecnica dove parliamo di leggi e di assicurazioni dei cantieri.

Ci sono 30 uomini che trattano di tecnica assicurativa attorno a quel tavolo e una sola donna, io, e sono delle Generali.

Sono un Assuntore Tecnico ormai specializzato ma qualcuno, attorno quella tavola, non sa neppure come chiamarmi, signora, ingegnere, dottoressa, Lei… in fondo ero un errore statistico, oggi più elegantemente si direbbe una Diversity, per di più alquanto ingombrante per parlantina

Ma non c’è solo il lavoro, 40 anni, sono in vacanza con marito e figlia, all’aeroporto di Bangkok mi faccio fotografare davanti alla scritta GENERALI come se avessi incontrato un amico e lo avrei fatto ovunque sarei andata. Sapevo che in Italia si dice non c’è un paese senza una banca, una Chiesa e un’agenzia delle Generali; adesso incomincio a sospettare che sia vero, almeno per l’agenzia, anche fuori dall’Italia, nel mondo.

Oggi – Le Procuratie riaprono

Ho 57 anni, sono la responsabile per il MM del settore Energia e Costruzioni di quei Rischi Tecnologici che ho conosciuto nelle Procuratie di Venezia e faccio ancora il mestiere per me più bello del mondo, quello dell’assuntore tecnico in Generali Italia.

Il mondo, nel bene e nel male, è cambiato e continuerà a cambiare velocemente ma oggi, dopo un profondo restauro, grazie a Generali, le Procuratie di Venezia riaprono, e io vorrei condividere la mia sfera di cristallo del vedo e prevedo modello autunno estate 2021, con tutti voi.

Nella mia sfera vedo un futuro, in Generali e nel mondo, in cui le capacità delle persone verranno valorizzate e dove ai tavoli di lavoro ci saranno, per nascita o cuore, uomini e donne con pari competenze, numero e ruolo.

Vedo un futuro in cui l’età non sarà un handicap lavorativo, in cui l’energia delle persone sarà considerata a prescindere un valore da alimentare perché non si avvilisca e spenga, in cui le competenze verranno trasmesse in una staffetta bidirezionale tra le generazioni.

E vedo e stravedo un futuro in cui Generali, come le Procuratie, saranno radicate nella storia e ricche di valore ma allo stesso tempo nuove, sbalorditive ma soprattutto UMANE.

Dalle Procuratie alle Procuratie - Piccoli frammenti di memoria

Ieri – Le Procuratie chiudono

1° di aprile 1990, ho 26 anni appena compiuti, una lode in ingegneria civile e sto’ salendo, con l’ascensore che chiamavano la “bara”, stretto stretto con la tappezzeria viola cardinale, all’ultimo piano delle Procuratie di Venezia.

All’assunzione mi hanno avvisato che Venezia non sarebbe stata la mia sede definitiva e che, probabilmente, sarei stata una delle ultime nuove leve che avrebbe lavorato in questi uffici.

In meno di un anno infatti non sarebbero più esistiti poiché sarebbero stati trasferiti nella nuova sede super -tecnologica di Mogliano che, ispirata a piazza San Marco, avrebbe permesso una gestione innovativa dello spazio reso flessibile, quasi per magia, con il solo spostamento di divisori e pareti.

Vivo perciò questa temporaneità come un privilegio fissando nella memoria l’odore del tempo e delle cose, la musica che sale dal caffe Florian, la vista su Piazza San Marco con i piccioni e persino la luce, forse inadeguata, delle stanze nell’inconsapevolezza di essere entrata a far parte dei Rischi Tecnologici, un settore nuovo di Assicurazioni Generali, una sorta di incubatore di idee dove si sperimentavano e inventavano soluzioni assicurative allora nuove e audaci e dove, pensate, erano persino arrivati i primi PC con programmi di scrittura e calcolo integrato.

Il 1° di aprile è il mio primo giorno di lavoro, non so assolutamente nulla, sono emozionata e forse ho un anche un po’ di paura.

Negli uffici ricavati tra gli abbaini nel sottotetto avrei scoperto un mestiere di cui non sapevo neppure l’esistenza: il mestiere dell’assuntore tecnico

Qui avrei conosciuto persone meravigliose, anziani di azienda, che mi avrebbero insegnato il lavoro, parlato di benefit e welfare, che a quei tempi si chiamavano contratto integrativo e mi avrebbero fatto capire che Generali era più di un posto di lavoro, era un senso di appartenenza.

Il tempo passa ho 35 anni, una figlia, lavoro a Mogliano e sono in ANIA (Associazione Nazionale fra le Imprese Assicurative) seduta tra colleghi di altre Compagnie per una commissione tecnica dove parliamo di leggi e di assicurazioni dei cantieri.

Ci sono 30 uomini che trattano di tecnica assicurativa attorno a quel tavolo e una sola donna, io, e sono delle Generali.

Sono un Assuntore Tecnico ormai specializzato ma qualcuno, attorno quella tavola, non sa neppure come chiamarmi, signora, ingegnere, dottoressa, Lei… in fondo ero un errore statistico, oggi più elegantemente si direbbe una Diversity, per di più alquanto ingombrante per parlantina

Ma non c’è solo il lavoro, 40 anni, sono in vacanza con marito e figlia, all’aeroporto di Bangkok mi faccio fotografare davanti alla scritta GENERALI come se avessi incontrato un amico e lo avrei fatto ovunque sarei andata. Sapevo che in Italia si dice non c’è un paese senza una banca, una Chiesa e un’agenzia delle Generali; adesso incomincio a sospettare che sia vero, almeno per l’agenzia, anche fuori dall’Italia, nel mondo.

Oggi – Le Procuratie riaprono

Ho 57 anni, sono la responsabile per il MM del settore Energia e Costruzioni di quei Rischi Tecnologici che ho conosciuto nelle Procuratie di Venezia e faccio ancora il mestiere per me più bello del mondo, quello dell’assuntore tecnico in Generali Italia.

Il mondo, nel bene e nel male, è cambiato e continuerà a cambiare velocemente ma oggi, dopo un profondo restauro, grazie a Generali, le Procuratie di Venezia riaprono, e io vorrei condividere la mia sfera di cristallo del vedo e prevedo modello autunno estate 2021, con tutti voi.

Nella mia sfera vedo un futuro, in Generali e nel mondo, in cui le capacità delle persone verranno valorizzate e dove ai tavoli di lavoro ci saranno, per nascita o cuore, uomini e donne con pari competenze, numero e ruolo.

Vedo un futuro in cui l’età non sarà un handicap lavorativo, in cui l’energia delle persone sarà considerata a prescindere un valore da alimentare perché non si avvilisca e spenga, in cui le competenze verranno trasmesse in una staffetta bidirezionale tra le generazioni.

E vedo e stravedo un futuro in cui Generali, come le Procuratie, saranno radicate nella storia e ricche di valore ma allo stesso tempo nuove, sbalorditive ma soprattutto UMANE.