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Il popolo israeliano guarda al modello di welfare scandinavo

Il popolo israeliano guarda al modello di welfare scandinavo

In tempi di crisi, ma a volte anche quando le cose vanno bene, la preoccupazione per il proprio futuro e quello dei propri figli è una costante. Una costante che in questi anni ha alimentato il dibattito sui costi e vantaggi di questo o quel sistema di welfare.

In Israele, quello che  incontra maggior favore è il modello scandinavo. Così almeno racconta una ricerca svolta quest’anno dall’Israel Democracy Institute (IDI), l’autorevole think tank no profit di Gerusalemme noto soprattutto per il suo annuale “Israeli Democracy Index”, un progetto che oltre a monitorare lo stato della democrazia nel Paese ebraico ne studia riflessi e percezione nei cittadini israeliani.

La ricerca - il cui obiettivo era capire il grado di soddisfazione dei cittadini israeliani rispetto alla propria situazione economica – ha rivelato che circa il 60% degli intervistati ne è soddisfatto o molto soddisfatto e pensa che questa condizione non cambierà. Ma in risposta alla domanda: “Preferiresti vivere in un Paese dove le tasse sono più alte, ma i cittadini ricevano servizi di alta qualità gratuitamente dallo stato (modello scandinavo), o in un Paese in cui le tasse sono relativamente basse ma i cittadini ricevono solo pochi servizi di base (modello americano)?” Sei intervistati su dieci hanno scelto il modello nordico. Non di meno, sottolineano i ricercatori, quando è stato chiesto loro come valutavano la pressione fiscale in Israele, il 62% del campione (500 ebrei israeliani e 100 arabi israeliani) ha risposto che le  tasse israeliane sono troppo elevate.

Il sondaggio, che si è svolto dal 29 marzo al 3 aprile 2016 e ha un margine di errore del 4,1%, ha dunque rivelato che pur a fronte di una situazione socio economica soddisfacente, la preoccupazione per il futuro – a causa di tutti i cambiamenti sulla scena mondiale – resta forte, come spiega il professor  Tamar Hermann dello staff di ricerca:  "Non c’è un timore del futuro per via della propria condizione attuale, che viene considerata abbastanza buona, ma perché nessuno sa che futuro sarà".