Datore di lavoro responsabile

Il silenzio è d’oro

Verso volumi più bassi di inquinamento acustico

Se c’è un business che in futuro farà “rumore” è quello del silenzio. La progressiva urbanizzazione della popolazione mondiale sta mandando in tilt le nostre orecchie e la nostra salute: troppi suoni tutti insieme e decibel troppo alti.  Un rischio ma anche un’occasione per chi si occupa di mitigazione del suono.

 

Abbassate quel volume, per favore. Lo chiede l’Organizzazione Mondiale della Sanità secondo cui, solo in Europa, 125 milioni di abitanti assorbono giornalmente 55 decibel di suoni sgradevoli e non richiesti, mentre  sono 37 milioni i cittadini esposti ben oltre la soglia di rischio, sopra i 65 decibel. E purtroppo per le nostre orecchie di non si tratta di sinfonie d’ orchestra seppur a tutto volume, ma di una cacofonia incontrollata che esplode al passaggio di auto e  camion, nel rombo di un aereo in decollo o in atterraggio, al martellare della ristrutturazione del vicino di casa e tra i brindisi della movida del sabato sera.  Ed è un fastidio che a lungo rischia di farci ammalare. L’Agenzia Europea per l’Ambiente stima che la sovraesposizione ai decibel, ogni anno, provochi disturbi del sonno a 8 milioni di persone, circa 900 mila casi di ipertensione  e perfino il decesso di 10 mila cittadini. L’inquinamento acustico rischia di essere una minaccia alla pari se non peggiore di quello atmosferico. Il perché ce lo ricorda il  Worldwatch Institute: oggi vivono in città 3,5 miliardi di persone, la metà della popolazione mondiale. Entro il 2050 i cittadini saranno il 70% del totale degli abitanti del pianeta.  E sarà una babele piuttosto chiassosa se non sapremo porvi  rimedio.

 

Nel secolo scorso gli ingegneri del suono hanno interpretato un solo spartito: dare voce e amplificare. Dai microfoni di scena alle casse stereofoniche di concerti e case, fino alle sirene di polizia e autoambulanze. È un pezzo di umanità che ha dovuto gridare per farsi sentire. Oggi il trend viaggia nella direzione opposta. Secondo il gruppo di ricerca olandese Tno, l’utilizzo di materiali fonoassorbenti nelle case e nelle strade potrebbe ridurre del 39% l’impatto sonoro e portare  un risparmio di 326 miliardi nei costi della salute. E non solo. La partita non è di sottrazione, ma di valore aggiunto. Basti pensare al lancio sul mercato delle cuffie antirumore, un tempo destinate ai professionisti che dovevano convivere con il rumore, negli aeroporti, in fabbrica e  nelle costruzioni. Ora le noise cancelling headphone proposte dalle principali aziende specializzate in sistemi audio servono sì per ascoltare musica ma anche per accomodarsi in aereo, in treno e spegnere il pulsante “mute” sul mondo rumoroso che ci circonda. Della partita ci sono materiali fonoassorbenti per la casa,  per le infrastrutture e e  soprattutto le automobili. Che però avranno il problema opposto. Se vincerà il nuovo corso elettrico dovranno aumentare il volume del motore per farsi sentire dai pedoni. Le driverless car invece potrebbero eliminare clacson e sirene grazie ai sensori di guida digitale. Infine toccherà all’industria dei condizionatori e del riscaldamento, un mercato che, secondo gli analisti di Freedonia, varrà 120 miliardi di dollari e sarà trainato da risparmio energetico e dai nuovi motori silenziosi.